Giorgio de Chirico (1888-1978) considerato uno dei più importanti pittori italiani nasce il 10 luglio 1888 a Volos, capitale della Tessaglia (Grecia).
La Grecia e il mondo classico giocheranno un ruolo fondamentale nell’immaginario di
de Chirico, nei suoi dipinti, al fianco di piazze e caseggiati moderni, compaiono colonne, busti classici e candide statue di marmo.
Giorgio de Chirico studia al Politecnico di Atene, all’Accademia di Belle Arti di Firenze e all’Accademia di Belle Arti di Monaco di Baviera, dopodiché si trasferisce a Milano nel 1909 e infine a Parigi nel 1911, dove già viveva suo fratello
Alberto.
Nella capitale francese fa la conoscenza di
Picasso e stringe amicizia con i poeti
Paul Valéry e
Guillaume Apollinaire.
È in questo periodo che dà vita ad una delle serie di quadri più note: quella delle “piazze metafisiche”.
Il dipinto della prima piazza di
de Chirico,
Enigma di un pomeriggio di autunno (1910) nasce da una visione, come spiegò l’artista stesso in seguito:
“Ebbi la strana impressione di guardare quelle cose per la prima volta, e la composizione del dipinto si rivelò all’occhio della mia mente.”
Quando esplode la Prima Guerra Mondiale si arruola come volontario insieme al fratello Alberto.
I due vengono inviati in servizio a Ferrara: è qui che Giorgio incontrerà il pittore futurista
Carlo Carrà, più grande di lui di sette anni.
I due daranno avvio alla corrente nota come “
pittura metafisica”.
Per “
pittura metafisica” si intende un’arte che usa gli strumenti tecnici tipici delle pittura (prospettiva, chiaroscuro, colore) per rappresentare qualcosa che va al di là dell’esperienza sensoriale, lasciando spazio a sogni e visioni frutto dell’inconscio.
Nella pittura metafisica anche i luoghi, per quanto realistici, assumono una valenza onirica per via di una prospettiva spesso distorta, di elementi apparentemente fuori luogo (statue, manichini) e di colori innaturali.
Elementi chiave delle opere metafisiche di
de Chirico sono le immense piazze prive della presenza umana in cui emergono elementi bizzarri come manichini, busti di marmo e colonne classiche.
Da queste opere spesso traspare un senso di solitudine e inquietudine, come se ci si trovasse immersi in uno strano sogno.
Per la figura del manichino, simbolo dell’uomo-automa contemporaneo,
de Chirico trae ispirazione dall'”uomo senza volto”, personaggio di un dramma del fratello
Alberto Savinio, pittore e scrittore. Le opere più celebri di questo periodo sono
Ettore e Andromaca e
Le Muse inquietanti (1917).
La pittura metafisica porrà le basi per la nascita del “
surrealismo”, corrente artistica che privilegerà la rappresentazione dell’io interiore dell’artista a discapito della fedeltà realistica.
Artisti surrealisti sono
Mirò,
Dalì,
Magritte.
Nel 1936 si trasferisce a New York per un’importante mostra alla
Julien Levy Gallery e collabora con importanti riviste di moda come
Vogue e
Harper’s Bazaar.
Lavora inoltre come decoratore di interni, realizzando ad esempio una sala da pranzo presso la
Decorators Picture Gallery in un progetto che coinvolge anche gli artisti
Picasso e
Matisse.
Nel secondo dopoguerra
de Chirico avvierà quella che è conosciuta come “
fase barocca”, con opere che ritraggono nature morte, soggetti storici mitologici e autoritratti come il famoso Autoritratto con corazza (1948).
L’artista, ormai stimato e riconosciuto, avrà l’onore di festeggiare il novantesimo compleanno in
Campidoglio, nel 1978.
Si spegnerà pochi mesi dopo a causa di una lunga malattia.