Sandy Skoglund, artista di origini svedesi, fotografa ed installatrice statunitense è considerata una delle figure più importanti della
Staged Photography, una corrente artistica degli anni Ottanta che si basa sulla
creazione di ambientazioni immaginarie, in grado di indagare l’inconscio di chi le osserva, ovvero la fotografia delle messe in posa, famosa per i suoi scatti dal grande impatto emotivo ed evocativo che riprende i caratteri del
surrealismo o più precisamente del
realismo magico, nacque 73 anni fa, l’11 settembre 1946.
Creativa statunitense di fama internazionale, la
Skoglund intraprese studi artistici in
scultura,
fotografia e
cinema all’Università dell’
Iowa, una delle dieci migliore accademie degli Stati Uniti nell’ambito delle attività e delle discipline artistiche, oltre a seguire corsi di storia dell’arte alla
Sorbona di Parigi.
Fin da subito riuscì a trovare uno stile particolare ed unico che le permise di differenziare le proprie creazioni da quelle prodotte dall’ingegno dei suoi colleghi concorrenti.
Attraverso le sue idee ed i suoi progetti fotografici dal tenace impatto evocativo e materico dalle tinte forti e dai contrasti netti, l’artista vuole immergere lo spettatore in quelle stesse esperienze anch’esse contrastanti che i protagonisti degli scatti stanno attraversando.
Mediante personali
visioni ibride in cui realtà e fantasia, finzione e verismo, identità e follia, straniamento e consolidamento sono agli antipodi ed allo stesso tempo una unità che produce tinte chiaroscurali, e perciò realtà e verità,
Skoglund cerca di dimostrare come le certezze sono effimere, ciò che è mondo è accettazione e vitalità della congiunzione tra la realtà creduta con la realtà del ridicolo, dell’infantile e dell’onirico.
Soltanto con la liberazione della coscienza che sappia vedere oltre e comprendere le essenze profonde e nascoste della realtà sapremo indagare noi stessi e di conseguenza riuscire a liberarci dai fardelli delle impalcature che ci siamo costruiti, cioè le nostre false identità.
Non si deve avere paura di conoscere la multiforme e unica verità del mondo, verità rappresentata proprio da quelle intrusioni surreali di carattere soprattutto animale o naturale, come i gatti verdi di
Radioactice Cats, che sommerge e conquista tutto, ogni luogo ed ogni tempo che si fermano perché unico esserci della realtà che deve essere conosciuta ma superata se non si vuole rimanere incatenati all’assurdità dell’esistenza.
Nella sua personale antologica
Visioni Ibride, ospitata da
Camera, Centro Italiano per la fotografia di Torino, a cura di
Germano Celant, nel 2019, le opere in mostra risalivano ai lavori iniziali dell’artista e ad alcune opere più recenti di notevole rilevanza per la storia artistica dell’artista e per l’artista stessa.
Gli spettatori della mostra ebbero la possibilità di conoscere idee e tecniche che nell’arte della
Skoglund si incrociano per dare origine a uno spazio nello spazio, un tempo nel tempo, atti a evocare la bellezza fiabesca e irreale tipica delle sue immagini che propongono una
visione della realtà atipica creando un ambiente dove si ascoltano le parole e la
gestualità silente, ma incisiva, di apparizioni tra comico, irriverente e inquietante. Ironia e un curato e attento sarcasmo sono dunque le chiavi fondamentali per capire e migliorare il mondo che oggi l’umanità sta attraversando.
Paure ed eccitazione sono i prefissi della vita e quindi dell’arte di
Skoglund, la cui creatività si ispira a
De Chirico,
Magritte e alla cinematografia di
Tim Burton, rendendo le opere dell’artista un
coacervo di magia e passionalità.